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ApritiModa. Al via la VII edizione

12 Ott 2023

ApritiModa, il viaggio alla scoperta delle eccellenze del Made in Italy, ideato dalla giornalista Cinzia Sasso, torna il prossimo 21 e 22 ottobre e sono oltre 100 le aziende pronte ad aprire le proprie porte e rivelare i segreti della moda italiana. Realtà sparse su tutto il territorio nazionale – da nord a sud – unite da un denominatore comune: il lavoro di artigiani, laboratori e grandi imprese del settore che ogni giorno, grazie alla cura del dettaglio, fanno sì che abiti, calzature e accessori siano tra gli esempi dell’eccellenza italiana nel mondo. In Toscana sono 11 gli appuntamenti in programma. Dalla scelta delle migliori essenze per la creazione di un profumo personalizzato all’arte del lavoro a maglia alle antiche tecniche di lavorazione della lana, grandi maison, piccoli artigiani e musei dedicati al mondo della moda sveleranno i segreti dell’eccellenza del made in Italy.
Sono i numeri a parlare del successo della manifestazione che è passata dai 14 luoghi aperti del 2017 agli oltre 100 di quest’anno e che sin dalla prima edizione ha attratto oltre 15.000 visitatori.
Un’occasione per entrare negli atelier più esclusivi dove ogni giorno la creatività alimenta la storia del nostro Made in Italy. Storie di aziende, artigiani, imprenditori che metteranno a disposizione del pubblico il percorso che li ha condotti al successo.
ApritiModa è una manifestazione gratuita e aperta al pubblico. È possibile scegliere la propria visita, guidata e gratuita prenotandosi sul sito ApritiModa.

Protagonista di questa settima edizione è la moda sportiva italiana. Quest’anno, infatti, per la prima volta, il pubblico avrà modo di scoprire anche quei luoghi dove la moda incontra lo sport e l’innovazione s’intreccia con la bellezza; perché lo sport, come la moda, è un linguaggio universale. È questa anche un’occasione unica per guardare con uno sguardo diverso, ma complementare rispetto a quella sportivo, al 2026 e iniziare a sentire il profumo dei giochi olimpici.
Si rinnova la collaborazione tra NABA, Nuova Accademia di Belle Arti e ApritiModa, che per questa settima edizione si articola in un contest, lanciato agli studenti dell’Accademia insieme a Consorzio di tutela della DOC Prosecco. Agli studenti dei Trienni, Bienni Specialistici e Master Accademici di NABA è stato infatti chiesto di elaborare l’etichetta per un’edizione limitata di Prosecco DOC e Prosecco DOC Rosé. La migliore proposta verrà premiata in una cerimonia che avrà luogo il 9 ottobre, portando alla produzione di alcune bottiglie vestite con l’etichetta esclusiva disegnata ad hoc. La special edition sarà poi distribuita in tutta Italia in una serie di momenti conviviali che coinvolgeranno vari atelier e laboratori aperti al pubblico in occasione di ApritiModa.

STORIE APRITIMODA TOSCANA
Aquaflor
Il portone del Palazzo Rosselli Cecconi, nel cuore del Borgo Santa Croce, si apre in un cortile acciottolato e da lì una scaletta ripida porta alle antiche cantine sotterranee che adesso sono i laboratori dell’azienda di profumi artigianali Aquaflor. Sotto i soffitti a volta ci sono i banconi pieni di boccette colorate, che sembra la bottega di un alchimista. C’è la stanza dei fiori, che è letteralmente piena di fiori secchi di ogni tipo. E c’è la stanza del naso, dove miscelando essenze diverse si realizza il profumo personale.

Antico Setificio Fiorentino
Stefano Ricci aprirà le porte del suo Antico Setificio Fiorentino. Siamo nel cuore di San Frediano, un vialetto che si infila, i rampicanti sui muri, è lì che dal 1786 le più importanti famiglie fiorentine hanno fatto convergere la lavorazione di una delle risorse più preziose, la seta. Grandi finestre da laboratorio, i telai sui quali le donne lavorano ancora col rocchetto, il rumore incessante delle macchine. C’è anche un orditoio, realizzato su disegno originale da Leonardo da Vinci il cui disegno è custodito a Londra, nella collezione privata dei Windsor. Le sete e i broccati che escono da qui vestono dal Cremlino alla casa Reale di Svezia.

Enrico Coveri
Lungarno Guicciardini, uno dei palazzi che erano dei Medici. Spingi il portone ed ecco una chiesa sconsacrata, che Enrico Coveri ha trasformato in una galleria d’arte. Nel palazzo c’è tutto, anche la sartoria dove ancora oggi le sarte cuciono le paillettes che sono una lavorazione che si fa con i ferri da maglia: un dritto, un rovescio, e al terzo punto quel tondino di plastica colorata… Ancora oggi come nel 1977 quando, alla prima sfilata di Coveri a Parigi, Le Figarò scrisse: “Le paillettes stanno a Coveri come le catene stanno a Chanel.”

Fondazione Arte della Seta Lisio
Siamo in via Fortini, sulle colline alle porte di Firenze: il rumore dei telai manuali riecheggia negli ampi locali della sede della Fondazione Arte della Seta Lisio, dove le maestre tessitrici creano velluti, broccati e preziosissimi tessuti in seta utilizzando filati d’oro e d’argento. Una biblioteca, un ricco archivio fotografico e di riproduzioni di opere d’arte, un’ampia collezione di tessuti antichi: non solo un’attività manufatturiera, ma anche didattica e culturale, che ha lo scopo di “conservare, tramandare, vivificare i tessuti d’Arte” e la loro lavorazione.

Giorgio Linea
“O si è un’opera d’arte, o la si indossa”. Il motto di Giorgio Linea, un laboratorio di pelletteria e incubatore di progetti di eccellenza ad Impruneta, sulle colline di Firenze, fa trasparire orgoglio e volontà. Uno spazio creativo, fatto di legno, spazi verdi e giochi di luce, dove know-how, passione ed un archivio dedicato creano una sintonia unica di artigianalità e tendenze.

Loretta Caponi
Aprirà al pubblico il laboratorio (850 mq nel vecchio cuore di Firenze, in Via delle Belle Donne) dove nasce la lingerie di alta moda scelta dalla duchessa di Kent, da Paola del Belgio, da Jane Fonda, da emiri, rock star ecc. attratti dall’arte del ricamo di origine ottocentesca applicata a capi unici e preziosi. E poi ci sarà l’incanto della biancheria per la casa, le sete, i lini, usata dalle famiglie reali di tutto il mondo (Windsor, Orange-Nassau, Borbone) e dai Rockefeller, dai Rothschild, dai Kennedy, dai Getty. Nell’atelier c’è la collezione privata di migliaia di pezzi che vanno dal 1500 al 1960.

Museo del Tessuto di Prato
Un gioco di contraddizioni. Dentro le mura medievali della città di Prato si scorge un’alta ciminiera. È quella dell’antica fabbrica ottocentesca “Cimatoria Campolmi Leopoldo e C.” monumento d’archeologia industriale tessile, oggi Museo del Tessuto. Dai tessuti più antichi (del III secolo) ai più lontani (Yemen) fino agli abiti e agli accessori contemporanei. Da non perdere i bozzetti e i tessuti d’artista realizzati da Giò Ponti, Pomodoro e Bruno Munari. E ancora macchinari tessili e archivi preziosi. È il più grande centro culturale d’Italia dedicato alla produzione tessile. Tutto questo, nel cuore del distretto toscano.

Museo dell’Arte della Lana di Stia
Non è solo un luogo che racconta il passato di un territorio e le sue maestranze. Il vecchio lanificio di Stia (in provincia di Arezzo) è uno spazio che regala sensazioni. Le fibre naturali si toccano. Gli odori degli olii per la cardatura, quelli delle tinture della lana e i suoni dei macchinari che trasformano vello in tessuto qui non sono ricordi ma momenti da vivere. Esempio di archeologia industriale del casentino, e restaurato completamente nel 2007, affascina per le sue mura in pietra incorniciate da volte in mattoni, e per la grande ruota all’ingresso. Le turbine ad acqua – che un tempo animavano la Fabbrica – oggi sono esaltate da un’onda vetrata in zinco e titanio che contiene la nuova centrale elettrica. Arrivando dal ponte sopra lo Staggia (torrente che sfocia nell’Arno), sembra di essere in un quadro.

Museo della Paglia e dell’Intreccio di Signa
A Signa, nella cittadella medievale con il castello e le viuzze strette, la tradizione del cappello di paglia è diventato patrimonio del made in Tuscany. Partendo dalla storia della materia prima ricavata da un particolare tipo di grano, passando per il Granducato, le trecciaiole della valle dell’Arno e l’approdo all’estero. Un percorso alla scoperta di un artigianato eccellente tra oggetti da collezione, bigheri, manufatti, abiti, archivi e opere d’arte in un Museo unico e irripetibile.

Rifò Lab
Tra montagne di tessuti in lana ci sono uomini in ginocchio che selezionano minuziosamente i “cenci”, come si chiamano in Toscana. L’obiettivo è realizzare nuovi capi da ciò che si dava per finito attraverso la sfilacciatura. Nel cuore del distretto pratese si trova la Nuova Fratelli Boretti (sostenibile ante litteram e operativa dal 1960), il primo fornitore della catena di valore che prende vita grazie al progetto Rifò. Un viaggio attraverso il recupero dei materiali e il loro processo di rigenerazione sostenibile.

Stefano Bemer
L’ingresso è quello di una chiesa del 1439. Al numero 2 di via San Niccolò a Firenze, le scarpe Stefano Bemer sono incorniciate alle pareti bianche. Il profumo del cuoio e quello del legno dei tavoli da lavoro dei maestri calzolai racconta l’arte di un mestiere. I morbidi divani e i candidi tappeti ricreano lo spazio di un salotto luminoso. Per fare scarpe su misura bisogna prendersi tempo, ecco perché dentro alla “bottega” Bemer, questo, si ferma. Il ricordo della scarpa perfetta, con il suo modello, rimarrà appeso sui lunghi scaffali di legno, per il prossimo incontro.



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